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Come interagire con i Pappagalli allevati a mano

 

Possedere un pappagallo allevato a mano è veramente affascinante, soprattutto per il grande affetto e la gradevole compagnia che questi animali, dall’incredibile intelligenza, possono trasmettere. E’ comunque molto importante, come per qualunque altro animale, conoscere il suo particolare modo di interagire e di comunicare con il mondo esterno, al fine di avere con l’animale stesso quel giusto approccio che ci consente di instaurare con lui un rapporto sereno e ricco di scambi di affetto reciproci. In altre parole occorre imparare a conoscere il suo “linguaggio”, che ci aiuterà anche molto ad interpretare eventualmente alcune sue esigenze specifiche, al fine di rendere la sua vita migliore.

Vediamo come…..

I pappagalli sono spesso animali decisi, determinati e, pur con differenze da soggetto a soggetto e da specie a specie, spesso piuttosto aggressivi, soprattutto nei confronti di chi non conoscono, di chi temono o di chi mal sopportano, magari per inadeguatezza dell’approccio, come si accennava in precedenza. Come sempre succede in natura, questo loro atavico comportamento trova una sua valida giustificazione nel fatto che, a differenza degli animali da compagnia piu` classici e conosciuti, come il cane e il gatto che sono predatori e si comportano di conseguenza, i pappagalli allo stato selvatico giocano prevalentemente il ruolo di prede, quindi sono per natura e necessità molto piu` schivi, prudenti e paurosi, riuscendo, in tal modo, a sopravvivere maggiormente nel loro ambiente.

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Tali considerazioni valgono anche per i cosiddetti pappagalli “domestici”, vale a dire quelli “svezzati” a mano mediante l’alimentazione artificiale: questi pappagalli, infatti, è vero che si “imprintano” sull’uomo, riconoscendolo come appartenente alla propria specie, ma mantengono i loro istinti primitivi (compreso quello di volare quando magari trovano una finestra aperta, a differenza di quanto molti sono portati a pensare).
I tipici animali da compagnia quali il gatto e, specialmente, il cane, nel corso di molti anni di selezione da parte dell’uomo, hanno subito molti cambiamenti non solo nell’aspetto, ma anche nel comportamento, cosi` da essere maggiormente adatti a vivere a fianco dell’essere umano di quanto non fossero in origine.
I pappagalli non  hanno ancora subito trasformazioni del genere e nella maggior parte dei casi sono stati selezionati e allevati non tanto per il carattere, quanto  per l’aspetto fisico ed, in particolare, per il colore del piumaggio: dunque risultano domestici solo perche´ “imprintati” sull’uomo, ma per il resto sono rimasti identici a quando vivevano nel loro ambiente naturale. Tutto ciò potrebbe comportare qualche piccola difficoltà, peraltro facilmente superabile con gli opportuni accorgimenti.
L’uso del becco da parte dei pappagalli è finalizzato a svariati scopi, quali mangiare,  pulirsi e mantenere in ordine il proprio piumaggio, arrampicarsi,  nutrire la prole, offrire da mangiare al proprio compagno, manipolare oggetti, giocare, difendersi e attaccare. Più in generale per i pappagalli il becco rappresenta il principale organo con cui esplorano e manipolano il mondo esterno, così come, ad esempio, il cane utilizza a tali scopi  l’olfatto.

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In altre parole i pappagalli utilizzano il becco per saggiare e conoscere gli oggetti: di conseguenza quando incontriamo un giovane papppagallo è assolutamente normale che ci esplori col suo becco, sia per capire come siamo fatti, sia per vagliare le nostre reazioni al suo comportamento.I pappagalli selvatici o di cattura, generalmente, beccano per difendersi dall’uomo, che considerano un predatore.Alcune specie di pappagalli svezzati a mano, come ad esempio i calopsitte e i pappagallini ondulati, in particolare se maschi, difficilmente beccano procurandoci dolore fisico.Tuttavia, anche la beccata di un piccolo pappagallo, come un pappagallino ondulato e, a maggior ragione, quella dei pappagalli di maggiori dimensioni possono procurare ferite più gravi e dolorose; ciò nonostante non occorre temerli, bensì riusicre ad educarli in modo tale che si possa interagire con loro con reciproco scambio di affetto, soprattutto nei confronti delle persone che conoscono e alle quali sono affezionati.
L’approccio col becco di tipo esplorativo normalmente non provoca dolore, in quanto il pappagallo  è delicato. Qualora però manifestasse una stretta eccessiva e fastidiosa occorre correggere il comportamento dell’animale facendogli capire che sta sbagliando.
E’ molto importante ricordare che i pappagalli, come del resto molti altri animali, sono abilissimi nel leggere quello che si chiama “linguaggio non verbale”, espresso dai movimenti e comportamenti, anche involontari e inconsci, di chi, umani o altri animali, si rapporta con loro: in altre parole riescono a capire il nostro stato d’animo. Quando, ad esempio, siamo alterati o nervosi, o magari arrabbiati proprio con loro perchè ci hanno beccato, anche senza cattive intenzioni, è meglio evitare di continuare ad interagire con loro, in quanto si è assolutamente inadatti a educare in quel momento il pappagallo. E’ preferibile quindi  rapportarsi con l’animale quando si e` rilassati e distesi, pronti per un buon lavoro educativo che non coinvolga la nostra emotività ed anzi trasmetta il nostro affetto nei suoi confronti.

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Il lavoro svolto col pappagallo richiede quindi tanta calma e pazienza, deve essere costante e metodico, al fine di creare un buon feeling tra il proprietario e il volatile, derivante da comprensione e affetto reciproci e da una complicità che deve essere sentita da entrambi. L’uso della forza non produce alcun risultato sull’educazione del pappagallo ed anzi può rivelarsi controproducente, in quanto se il pappagallo, ad esempio, si spaventa per una sgridata eccessiva, può anche perdere per sempre la fiducia nel proprietario.
E’ fondamentale  capire l’intenzione dell’animale, prima di intervenire con metodi correttivi: così ad esempio il comportamento esplorativo o di bilanciamento del becco su di noi va tollerato purchè non risulti troppo doloroso; il bisogno di giocare e di esplorare col becco va soddisfatto mettendogli a disposizione giochi adatti da beccare facilmente reperibili in commercio.
Qualora un soggetto giovane e inesperto scambi le nostre mani per un gioco ed inizi a beccarle, è sufficiente pronunciare un no con tono fermo, ma gentile, per poi offrirgli poi un oggetto più adatto con cui divertirsi. Pronunciare un no urlando, o comunque,  con un tono troppo carico di emotività, accompagnato magari da altre espressioni ad alta voce, potrebbe rivelarsi controproducente e sortire l’effetto opposto:infatti, il pappagallo potrebbe considerare il nostro atteggiamento divertente e, di conseguenza, tendere a ripetere il suo comportamento per scatenare di nuovo qualcosa di così soddisfacente.

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Qualora il pappagallo tenda a beccare con aggressività nei nostri confronti, occorre reagire con immediatezza con una punizione giusta e comprensibile da parte dell’animale, pena il ripetersi e accentuarsi del problema: a tal fine si si rivela molto utile prendere tempestivamente il volatile (un eventuale ritardo impedirebbe all’animale di associare la punizione col comportamento negativo) e condurlo alla gabbia dove va rinchiuso per un tempo di 15-20 minuti.
Il pappagallo va lasciato da solo in punizione e poi riportato fuori dalla gabbia: non appena il comportamento negativo dovesse ripetersi, occorre punire il volatile nello stesso modo.
Con pazienza e costanza si può insegnare al pappagallo a non aggredire più con il becco.
E’ importante ricordare che vi sono particolari periodi della vita dei pappagalli in cui la loro aggressività può peggiorare. Così ad esempio le femmine durante il periodo dell’ovulazione, della deposizione e cova delle uova, ed eventualmente dell’allevamento dei giovani, sono normalmente più aggressive e territoriali. Un altro esempio è rappresentato dal raggiungimento della maturità sessuale, quando tutti i soggetti, ma in particolare le specie più aggressive, tendono a mutare il loro comportamento aumentando la dominanza nei nostri confronti: questo non va loro concesso, altrimenti diventeranno incontrollabili, disubbidienti e più aggressivi.
Occorre infine ricordare che il pappagallo, soprattutto se di grossa taglia, può lanciarci delle sfide cercando di farci paura per poter prendere il sopravvento su di noi. In questi  casi non bisogna mai dimostrare di avere paura: spesso si tratta fondamentalmente di “bluff”, ma se mostriamo timore è molto più probabile che il pappagallo ci aggredisca seriamente con il becco.

Altri post da leggere sull’argomento:

Scegliere un pappagallo come compagnia: una scelta consapevole

I pappagalli allevati a mano

 

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Una risposta a Come interagire con i Pappagalli allevati a mano

  1. Doriana scrive:

    Ho appena comprato un pappagallo allevato a mano ma nn riesco interagire con lui tant è che ieri mentre avevo la mano in gabbia per cercare di accarezzarlo è volato via e non riuscivo più a prenderlo ho dovuto rinchiuderlo in una tenda per riportarlo in gabbia . Come devo fare per stabilire un contatto?

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